Anastasio Doriguzzi Luttin nacque a Danta di Cadore il 21 novembre 1790. Come gran parte dei bambini del tempo frequentò la scuola elementare presso la casa mansionarile, dove - da S. Nicolò - saliva il mansionario, cioè il sacerdote che aveva la cura d'anime del paese. Tra le sue incombenze e secondo quanto stabilito con la comunità, c'era anche quello di insegnare a leggere, scrivere e far di conto ai bambini del paese. Non abbiamo notizia della sua vocazione, ma sappiamo che fu ordinato sacerdote ad Udine nel mese di settembre del 1814. Il suo ingresso al Seminario di Udine fu preparato dal mansionario don Valentino Martini, sacerdote colto e molto amato a Danta. Il 31 dicembre 1828, quando lasciò la seconda volta Danta per S. Nicolò, raccomandò al suo successore - don Bortolo Bernardi - di non diminuire mai il suo impegno di precettore. Tra il 1814 e il 1818 don Anastasio fu maestro privato ad Udine. Tornò in Cadore come cooperatore del Pievano di S. Maria nel 1818 e vi rimase fino al 1823. Fu poi inviato a Vodo di Cadore come curato e vi rimase fino al 1827. In quell'anno don Simone De Luca fu chiamato da San Vito di Cadore a Ceneda come vicario generale e don Anastasio gli succedette come Pievano. Egli rimase a San Vito fino al 1838. In quell'anno fu chiamato a Pieve di Cadore ed eletto nel 1847 Arcidiacono del Cadore, rimandendovi in quel compito fino al 1850. Segnaliamo la sua opera di mediatore quando nel 1846 il Cadore fu smembrato dall'Arcidiocesi di Udine. Fu ancora lui ad affrontare la bufera del 1848, "rivelandosi" - come scrive il prof. Mario Ferruccio Belli - "il punto di riferimento per tutti, dagli insorti ai comandanti, incluso Pier Fortunato Calvi, tanto da essere definito dai cronisti contemporanei "buon genio della pace". Conclude il prof. Belli: "Ciò non gli risparmiò le angherie degli austriaci, una volta ritornati in Cadore da padroni e vincitori" ("S. Vito di Cadore" - pg. 43 - Grafiche Sanvitesi).
Nel 185o fu chiamato a Belluno su pressione delle autorità austriache. Nel 1863 il Vescovo Giovanni Renier lo nominò Provicario generale e nel 1872 mons. Bolognesi lo volle Vicario. Nel frattempo ricoprì l'incarico di Presidente del Tribunale ecclesiastico, Sindaco Capitolare e direttore delle scuole femminili della città. La morte lo colse improvvisamente il 17 ottobre del 1873.